Descrizione
Alla serata hanno partecipato il presidente della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, il Procuratore della Repubblica di Rovereto Orietta Canova, il Procuratore Distrettuale della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trento Sandro Raimondi, il presidente del Consiglio Provinciale Claudio Soini.
A fare gli onori di casa, l'Onorevole Vanessa Cattoi e il sindaco di Ala, Stefano Gatti, prima degli interventi dei relatori, che sono stati l'onorevole Simonetta Matone, l'avvocato Alberto Scerbo, la dirigente dell'Ums Laura Castegnaro, a moderare la giornalista Martina Dei Cas. Per le forze dell'ordine erano presenti il comandante della stazione dei Carabinieri di Ala Maresciallo Bianchi e la comandante della Polizia Locale di Ala Avio Cecili. Alla serata inoltre era presente la giunta comunale di Ala al completo, oltre a numerosi consiglieri comunali.
La Pro Loco di Ala da alcuni anni sta attivando, a favore delle scuole, dei percorsi di educazione al rispetto, intitolati “Mi difendo dal tuo amore”, appoggiandosi e coinvolgendo esperti specializzati. Recentemente ha proposto percorsi di questo tipo a favore delle scuole dell'infanzia, esperienza avviata anche nella materna di Ala. In aprile – come ha testimoniato la presidente della materna di Ala, Franca Bellorio – si terranno le prime attività con i bambini più grandi, sono state coinvolte anche la materna di Avio e la Federazione scuole materne. “L'educazione al rispetto va fatta fin dalla prima infanzia – ha detto in apertura il vicepresidente della Pro Loco, Domenico Bazzanella – per insegnare ai bambini a creare relazioni positive e paritarie”. Un'azione, quella della Pro Loco “di grande valore, per la quale ringraziamo i volontari”, ha ribadito il sindaco Stefano Gatti. Ad Ala l'amministrazione è attiva attraverso l'impegno dell'assessore alle politiche sociali Francesca Aprone, sostenendo e promuovendo incontri sul tema con tutte le associazioni del territorio che vogliono farsene carico.
La bontà della proposta della Pro Loco è stata riconosciuta anche dalla Procuratore di Rovereto Orietta Canova: “Quando i casi arrivano a me, ovvero quando si va a processo, è già tardi. Va fatto un lavoro a monte per contrastare la violenza di genere, dobbiamo seminare cultura del rispetto fin dall'inizio”. Il Procuratore capo di Trento Raimondi ha parlato di una situazione spesso difficile con i giovani e ha aggiunto che è forte e proficua la collaborazione con la Provincia per prevenire la violenza di genere, come ha riconosciuto lo stesso presidente Fugatti: “Attraverso la collaborazione tra istituzioni abbiamo messo in campo molte iniziative e attivato protocolli con la Procura, il Consorzio dei Comuni, il governo, per prevenire la violenza di genere; sono nati centri antiviolenza, case rifugio e diverse forme di servizio e sostegno”. “Partire dai nostri figli è importantissimo – ha detto l'onorevole Vanessa Cattoi – lavorare con la comunità, come sta facendo la Pro Loco, serve per intervenire prima che le cose degenerino. La Provincia e le istituzioni mettono in campo molti servizi, e troppe poche donne ne sono a conoscenza. Serate come queste sono quindi molto utili per informare; soprattutto servono a non far sentire sole le donne che sono vittime di violenza, condizione drammatica dalla quale si può e si deve combattere per uscirne”.
Parola quindi ai relatori. La prima è stata l'onorevole Simonetta Matone, già vicedirettrice carceraria, per trenta anni magistrato; per dieci ha ricoperto incarichi governativi, ora fa parte della Commissione Giustizia, della Commissione affari sociali ed è vicepresidente della Commissione di inchiesta per la morte di David Rossi. “È importante far lavorare assieme le istituzioni per creare le sinergie necessarie per far fronte all'infinità di problemi che possono scaturire da un caso di violenza, pensiamo ad esempio se ci sono figli e la vittima deve andare in un centro o una casa rifugio. La coscienza collettiva sul fenomeno – ha detto Matone – sta crescendo, ma meno si sa delle iniziative messe in campo di recente dal governo, come la decontribuzione per chi assume donne vittime di violenza, il codice rosso, il reddito garantito per chi va nei centri antiviolenza. Il cambio della cultura tuttavia non si può fare per legge, e mi preoccupa che negli ultimi anni siano numerosi (quando in passato erano praticamente assenti) i casi di bullismo anche commessi da ragazze”.
Laura Castegnaro, dirigente dell'UMS e prevenzione della violenza e criminalità, unità organizzativa della Provincia Autonoma di Trento che coordina la gestione delle politiche legate alla prevenzione della violenza sulle donne, ha fornito i dati sul fenomeno in Trentino. Dati che vanno interpretati come “punta dell'iceberg”: “La parte conosciuta del fenomeno è tra l'8% e il 10% del fenomeno reale, così vanno letti i numeri”. Nel 2023 i casi (somma delle denunce, 87, e dei provvedimenti di ammonimento, 9) sono stati 616, in Vallagarina 96. Sono state 91 le donne ospitate in case rifugio nel 2023, la maggioranza straniere (anche perché le italiane trovano più facilmente appoggio presso amiche o nella famiglia). 445 le donne che si sono recate al centro antiviolenza, dato in aumento (dato che va interpretato anche in maniera positiva, perché vuol dire che si è a conoscenza dei servizi). “Si può desumere quindi che siano tra le 4mila e le 5mila le donne che abbiano affrontato problemi di questo tipo”. 46 gli accessi di uomini autori di violenza ai centri di educazione, gran parte dei quali per beneficiare della sospensione della pena. “A Rovereto attiveremo una formazione multidisciplinare – ha aggiunto Castegnaro – formando anche operatorii delle forze dell'ordine a come affrontare situazioni di violenza di genere”.
L'avvocato Alberto Scerbo si è occupato di molti casi di violenza su donne, spesso molto complicati e difficili. “In Trentino si sta facendo molto – ha detto – è fondamentale la professionalità degli operatori, ma abbiano qui da noi una rete di volontariato importante, che aiuta molto a risolvere alcune questioni. Gli strumenti in materia sono aumentati, penso al Codice rosso. Eppure i casi ce ne sono anche da noi, ed è importantissima l'informazione, anche dei servizi che ci sono a beneficio delle vittime, e farli conoscere. Perché magari il problema può riguardare persone molto vicine a noi: parenti, la nostra vicina, la nostra amica”.